Ricordiamo che le opera d’arte dei Musei Capitolini e le sale che le ospitano da aprile 2012 sono le uniche di Roma a comparire sul sito di Goole Art Project, una sorta di ipermuseo digitale in cui Google ha deciso di raccogliere la produzione artistica del mondo intero e di tutti i tempi; 151 tra musei e siti archeologici, in 40 paesi, hanno aderito permettendo la visione online ad alta definizione di dipinti, sculture, oggetti, libri e antichi documenti, e aprendo a Street Wiew i propri corridoi e sale. Per molti il modo migliore per fruire di prodotti dell’ingegno che non potranno probabilmente mai vedere dal vivo. Prima domanda, perchè all’oggi solo i Musei Capitolini. Forse paura di mandare nella terra di tutti e di nessuno, internet, immagini ad alta definizione di cui non riuscire più a controllare il destino e l’uso che viene fatto? Sì, definizione fotografica poco usuale sul web, alcune opere un quarantina tra tutte quelle nel progetto, addirittura in Gigapixel, un migliardo di pixel, mille volte di più di un megapixel: da far risaltare il tracciato microscopico di ogni singola setola di cui si compone una pennellata su un dipinto, ogni minima crepa che l’asciugatura secolare su di esso ha inciso. Ecco la seconda domanda più filosofica in confronto alla prima: l’affinamento progressivo della definizione fotografica ci metterà in grado di guardare la realtà il più nitidamente possibile, al limite meglio della visione diretta, o piuttosto di restaurarla, la realtà, senza indugi? Andate a vedere su http://www.googleartproject.com/it/collection/musei-capitolini/.
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