Da ottobre 2021 a Roma c’è un nuovo Museo. Come spesso capita, le ragioni si annidano nella stratigrafia senza pause che fa di Roma una città a tre dimensioni, e la dimensione ipogea del tempo non è la più rinunciabile. l’Esquilino sin dal Cinquecento è stato miniera di reperti – statue, elementi architettonici, resti musivi, oggetti e utensili riferibili ad una periodo che va dalla fine della Repubblica a tutta l’età imperiale; in molta parte, tra l’attuale via Merulana e l’area dentro e intorno a piazza Vittorio, resti degli antichi Horti Lamiani; horti non come oggi potremmo intendere, ma vaste dimore patrizie terrazzate, pavimentate con marmi e mosaici, decorate di affreschi, circondate da lussureggianti giardini colmi di piante ed animali esotici, piazze con fontane e ninfei, viali adorni di statue.
Qui, sede di una secolare necropoli appena fuori città, alla fine del I secolo a.C., dopo un primo intervento analogo di Mecenate, un certo L. Aelius Lamia (o addirittura, ancora prima il padre L. Aelius Lamia, legatus pro praetore della Hispania Tarraconensis) costruì il primo nucleo di un’elegante residenza in stile ellenistico, che, inglobata molto presto nelle proprietà imperiali, diventerà la dimora fuori dal caos cittadino di molti imperatori, in particolar modo di Caligola. Quindi l’abbandono dal VI secolo, la riscoperta nel Rinascimento (con la costruzione di alcune ville nobiliari, come villa Altieri) e gli imponenti sbancamenti della Roma umbertina post-unitaria. Il primo sunto sistematico sull’area si ebbe negli anni ’80 del secolo scorso con la mostra Le tranquille dimore degli dei.
Ma non finisce così: ricordiamo l’importanza della terza dimensione di Roma. La costruzione di un edificio moderno da parte dell’Enpam (la cassa dei medici), prospiciente Piazza Vittorio, dà il via ad un’intensa campagna di scavo che riporta alla luce un intero settore degli Horti Lamiani, costituito da una piazza con ninfeo. Il risultato è la collaborazione tra Sopraintendenza Speciale e Enpam per il recupero e lo studio di 100.000 frammenti di ceramica, 42.000 di marmo, 90.000 di affreschi, oltre l’apertura in loco, su circa 1000 metri quadri, del Museo Ninfeo, esposizione ragionata, lungo un articolato percorso didattico, dei reperti più importanti. Obbligatoria prenotazione, sia con audio-guida che con archeologo. Gratis per i medici.
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