Lavorando sul territorio e, in piccolo, per il territorio, non possiamo tacere di quello che tutti, entrando a Roma dalla Tuscolana, possono vedere. I lavoratori di Cinecittà protestano da giorni con un presidio fisso allo storico ingresso degli stabilimenti cinematografici, contro quello che – ricordiamo che i terreni gli immmobili e le strutture dei mitici studi sono ancora dello Stato – la dirigenza Abete della società, a grande maggioranza privata che opera al loro interno, intende fare, e cioè smontare ed esternalizzare l’apparato produttivo soprattutto per quento riguarda i lavoratori. In poche parole molti dipendenti, alcuni ad alta specializzione, sarebbere trasferiti in altre sedi del gruppo (es.:Pontina), alcuni licenziati o non si sa che; altri quelli della cosidetta postproduzione, settore nevralgico e di gran lunga più importante di tutto l’audiovisivo, passerebbero in affitto a due società del gruppo privato Deluxe Italia. La società in questo modo non si occuperebbe più di fare e promuovere cinema, tv, fictions; per contro costruirebbe, e sfrutterebbe commercialmente all’interno degli studi, alberghi, ristoranti, beauty farm, parcheggi, e quanto oggi piace alle gente. A parte la paura dei lavoratori, la sacralità di uno dei luoghi che rappresenta l’Italia in tutto il mondo andrebbe rispettata.
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