Nella sua campagna di informazione promozionale Cinecittà al centro del talento, Cinecittà Studios (100% partecipata Ministero della Cultura) dà risalto a quanto fatto negli ultimi anni, a quante produzioni con star nazionali e internazionali sono state realizzate e sono in corso di realizzazione, a quanto è cresciuto il fatturato. Al tempo stesso prospetta, corredandolo con obiettivi da raggiungere e date certe, il cronoprogramma di sviluppo della capacità produttiva Cinecittà 2026, strettamente legato agli strabordanti 260 milioni di euro circa assegnatigli, almeno inizialmente, dal Pnrr, gran parte dei 300 previsti per tutta l’industria del cinema italiana.
Tra gli interventi quelli sul sito storico di via Tuscolana 1055, con la costruzione di 5 nuovi teatri di posa, la ristrutturazione di 4 teatri già esistenti, il ripensamento del backlot, l’area di set esterni, con un aumento di oltre il 60% della capacità produttiva. E poi ristrutturazione e efficientamento energetico di tutti i teatri, potenziamento digitale, ampliamento dei servizi a supporto delle produzioni cinematografiche. Previsti inoltre interventi di digitalizzazione del patrimonio dell’Archivio Luce.
La campagna non menziona però il significativo ridimensionamento, all’incirca di 40 milioni di euro, che il piano originale ha subito dopo l’annuncio in commissione Pnrr del presidente Giovanni Caudo il primo di agosto. Esattamente i soldi che erano previsti per l’acquisto dalla Cassa Depositi e Prestiti dei così detti “Pratoni” di Torre Spaccata e la costruzione su di essi di altri 8 teatri di posa, con relativi progetti di urbanizzazione. Tutti progetti che non saranno più realizzati, obliterati da un vincolo archeologico, scoperto solo dopo l’assegnazione dei fondi – ben quattro ville rurali romane da sondare giacciono nell’area – e dalle proteste dei comitati di cittadini, i quali combattono da anni affinché l’area sia convertita a verde pubblico.
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