Sull’onda del reportage Associated Press di Raf Casert sotto riportato, molti giornali americani, tra i quali il New York Times, hanno incominciato a convincersi e a convincere i loro lettori-turisti della non opportunità di rovinarsi il viaggio e la giornata confluendo nelle bibliche code all’ingresso del Colosseo o dei Musei Vaticani o inutilmente nella calca intorno alla Fontana di Trevi, e di non cadere quindi in quella che hanno chiamato “zombi experience”, stato in cui, non più padroni del proprio corpo, in mezzo ad un gran quantità di altri corpi sudati, compressi, ridotti a detriti portati via dalla corrente, non si riesce a contemplare e, tante volte, proprio nemmeno a scorgere i monumenti e le opere d’arte millenarie per i quali si sono sorvolati gli oceani.
Privilegiare il vissuto rispetto al gusto di poter dire “ci sono stato”. Quindi Terme di Caracalla vs Colosseo, il Bernini dell’Estasi di Santa Teresa a Santa Maria della Vittoria anziché quello di Piazza Navona, Palazzo Massimo e altri musei più piccoli al posto dei Musei Vaticani, Fontanone al Gianicolo contro Fontana di Trevi. Oppure addirittura, come sembra suggerire l’autore, non intestardirsi e infine rivolgersi alle mille alternative che l’Italia offre alla Capitale. L’articolo sotto è copiato dal link https://www.apnews.com/cacc929c3dcf4db499bc09d8d8354e78/A-dare:-Skip-the-Colosseum-and-Vatican-on-a-trip-to-Rome?[Continua]