Henry Moore ritorna in Italia e l’evento non sembra avere caratteri di eccezionalità data la consuetudine in vita dello scultore con il nostro paese, e le mostre di lasca cadenza ma tutte memorabili, a Venezia nel ’95, a Milano nell’89-90, e sopratutto quella che ne ha fatto il prototipo dell’artista contemporaneo per l’infanzia di molti di noi, al Forte di Belvedere di Firenze nel 1972, un esempio di integrazione perfetta tra scultura e paesaggio, naturale o umano che sia. Nelle enormi aule delle Terme di Diocleziano, fino al 10 gennaio 2016 disegni, acquerelli, stampe e le sue sculture, la stragrande maggioranza provenienti dalla Tate Gallery.
Nella sua ricerca sulla forma l’ispirazione al tempo stesso inorganica e primitiva non può essere messa in discussione perché corroborata dalle sue ascendenze artistiche, dai suoi interventi e dalla collezione di ossa, sassi di tutte le forme e colori, conchiglie, fossili, oggetti, e addirittura crani di elefanti, riposti negli scaffali del Bourne Maquette Studio. L’arte classica o rinascimentale tra gli altri motivi si differenzia da quella primitiva e arcaica (non è solo cronologia, si pensi all’arretramento dell’arte bizantina) per il soverchiante tasso di informazione figurativa trasmesso: dissezione anatomica e studio del movimento contro forme appena suggerite o volutamente esagerate rispetto all’insieme; Venere di Milo contro Venere di Willendorf.[Continua]