L’inaugurazione a settembre 2022 della Vaccheria con la mostra Flesh: Warhol & The Cow. Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria, – 80 opere tra cui le più iconiche serigrafie, litografie, disegni, stampe provenienti dalla collezione Rosini Gutman – è stata la conclusione di un pluridecennale viaggio incominciato con il Piano Regolatore Generale di Roma del 1962, e continuato al ritmo estenuante del più tipico scadenzario italiano (o almeno romano) fatto di speculazione, compensazioni urbanistiche, battaglie di cittadini, burocrazia, ritardi.
Già pronto e ristrutturato dal gruppo Parnasi (lo stesso dello scandalo Stadio della Roma) come spazio espositivo dal 2008, nell’ambito della più ampia Convenzione Urbanistica “Eur – Castellaccio”, il vecchio casale, nei tempi andati evidentemente servito all’allevamento del bestiame, è stato finalmente consegnato a Roma Capitale, che lo adibirà a spazio espositivo di complessivi 1800 metri quadri per i reperti archeologi rinvenuti nelle aree di Roma sud.
In un poco prevedibile corto circuito, al maestro della pop art – per destino artefice del tentativo di conferire sostanza visibile all’immaginario dominante ma inerte dello star system e della pubblicità – capita di imbattersi in svariati decenni di erosione speculativa della campagna romana, e, a stretto giro, di doversi onorare della visita di Ilary Blasi, titolare di alcune proprietà a poca distanza. Ma proprio quest’apparizione, documentata da un autoironico e gustosissimo siparietto su Instagram, nel suo scintillìo al tempo stesso respingente ed identificatorio, rischia di rioccultare quella sostanza sotto una superficie ribollente di pixel, di riconsegnare le immagini ad una rinnovata inerzia.
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