Cinecittà si onora di ospitare il 14 ottobre uno tra gli ormai ultimi numi tutelari del cinema mondiale per la proiezione della prima italiana della sua produzione più sofferta, Megalopolis. Francis Ford Coppola, peraltro poco assiduo come regista nel frequentare gli studi di via Tuscolana, presenterà il film in collegamento streaming con la sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica come evento inaugurale della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella città 2024; il giorno successivo, sempre all’Auditorium ma nella sala Sinopoli, incontrerà la giuria di Alice nella città e gli studenti delle scuole di cinema per essere poi ricevuto dal sindaco Gualtieri in Campidoglio.
Nelle sale italiane dal 16 ottobre, il film, strabordante sin dal titolo, sembra l’opera testamento di un regista che al compiersi dei suoi 85 anni rischia in proprio, non ultimo dal punto di vista finanziario, per suggellare la parabola della sua carriera e della sua stessa esistenza umana, manifestando intera la sua visione del mondo. Ed ecco dentro una mescita di futuro, antica Roma, gangster movie, Shakespeare e quant’altro.
Da queste premesse, con le naturali tendenze didascaliche delle persone oltre i settanta e potenti mezzi del cinema americano, il tutto condito dall’attitudine all’affresco di Coppola, il rischio che potesse venirne fuori un risultato eccessivo, ridondante, retorico, in certi momenti sul (ma mai oltre) il limite del ridicolo, era più che concreto. Ma il regista de Il Padrino, Apocalypse Now e Dracula di Bram Stoker, non c’è dubbio, il suo contributo alla storia del cinema l’ha già dato. Ampiamente.
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