Nel 2010 per le strade polverose e tra bassi edifici del Quadraro Vecchio, su iniziativa dell’artista David “Diavù” Vecchiato, nasce il Museo di Urban Art di Roma (MURo), un progetto di street art che punta al recupero della periferia malata di degrado e al coinvolgimento della popolazione nelle scelta e nella gestione degli spazi, poggiando sul rivoluzionario assunto, proprio di tutta la street art, che più che demusealizzare le opere o i musei, ormai l’arte è pronta per nascere direttamente nelle strade e tra le persone. E questo non come concessione di un committente o di un artista ma come principio generativo che si può rinvenire nello spirito e del senso finale delle opere. Dopo due anni di rodaggio, negli ultimi tempi molti dei muri più scalcinati dell’ex borgata partigiana sono stati ricoperti dai dipinti di alcuni dei più ricercati artisti italiani e stranieri del movimento. Dagli Stati Uniti Jim Avignon, Gary Baseman, Ron English, Beau Stanton, poi il francese Zelda Bomba, il messicano Malo Farfan e naturalmente tanti italiani, come Nicola Alessandrini, AliCè (Alice Pasquini), Marco About Bevivino, Alberto Corradi, Massimo Giacon, Gio Pistone, Irene Rinaldi, Alessandro Sardella, Mr. Thoms e dal fondatore David “Diavù” Vecchiato.[Continua]
Doodle Google festeggia i 77 anni di Cinecittà
Il 28 aprile 1937 Mussolini impreziosiva via Tuscolana con l’inaugurazione degli studi cinematografici che sarebbero diventati, insieme a quelli di Hollywood, più importanti per il cinema mondiale, la fucina di capolavori e successi planetari. Ieri a settantasette anni esatti da quell’evento, Google dedica alla ricorrenza un Doodle, un logo alternativo che ricorda personaggi ed eventi importanti della storia, e lo fa ritraendo i teatri di posa e le scenografie dei film di maggior eco girati negli studi che hanno cambiato il nome a tutta la zona. Chi vive, lavora e passa tutti i giorni accanto a questo pezzo di storia italiana non può evitare di associarsi alla celebrazione. Ripassare la storia però non può voler dire selezionare tra i ricordi soltanto quanto di prestigioso, mitico e innovativo questo mondo di cartone, che a volte ha saputo essere più vero della realtà, ha saputo offrire. Telefoni bianchi, grandi kolossal americani, Fellini, il cinema di genere italiano visto in tutto il mondo. Va bene. Ma oggi bisogna anche esprimersi con termini quali gestione privatistica, speculazione, smantellamento, disprezzo per uomini e competenze, dipendenti in protesta perenne, incertezza sul futuro e mancanza da parte delle istituzioni pubbliche, detentrici ancora della proprietà del complesso, di un progetto che, valorizzando la sua prestigiosa tradizione, sappia dare a Cinecittà un futuro nel cinema e per il cinema.[Continua]
Festival della Complessità 2014
Dedalo ’97 (Associazione Scientifica, Culturale e di Promozione Sociale), Aiems (Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche) e Cep (Complexity Education Project), con l’aiuto di una rete di associazioni locali, organizzano in numerose città italiane gli eventi per il Festival della Complessità. Ed in questo caso il termine complessità contiene molti più riferimenti di quanti il suo uso comune possa suggerire, almeno tanti quanti la rendono una delle parole chiavi della scienza e della cultura del secolo passato e di quello che stiamo vivendo. Grazie alle incertezze che entrano prepotenti nella fisica e nella matematica del’900 e ai nuovi approcci metodologici in ambito sociologico psicologico e antropologico – in special modo a partire dalle intuizioni dell’antropologo inglese Gregory Bateson – la complessità è alla base di una nuova epistemologia, cioè di un nuovo modo di affrontare la conoscenza, al di là delle discipline e delle divisioni settoriali tra ambiti scientifici e in deroga alla tradizionale distinzione tra scienze umane e scienze naturali. Addirittura la complessità così intesa, cioè in quanto assunto teorico e termine operativo per fondare l’indagine conoscitiva dell’uomo sulla natura e sulla società, è essa stessa un sistema complesso di definizioni e controdefinizioni, a tal punto che la sua sola spiegazione ha già bisogno di una teoria della complessità.[Continua]
Call for ideas #Wcap 2014. Ultimi giorni
Working Capital Accellerator è il programma Telecom Italia che aiuta le startup innovative e le nuove idee imprenditoriali a nascere e a crescere attraverso finanziamenti, percorsi di accellerazione, formazione e tirocini con esperti accademici e imprenditori. Tra gli spazi per l’accellerazione d’impresa oltre che a Milano, Bologna, e Catania, ce n’è uno in pieno centro di Roma presso via di Santa Maria in Via, vicino a Palazzo Chigi e Montecitorio. La Call for Ideas 2014 – in altre parole l’appello per coloro che sono impegnati a creare nuovi servizi profittevoli nell’ambito della evoluzione dei sistemi mobili, di internet, della cosidetta Digital Life, e delle nuove idee per vivere e produrre in maniera verde – scade il 9 maggio 2014. In palio l’assegnazione di un grant d’impresa di 25000 euro per quaranta nuovi progetti, dieci per ogni incubatore, e l’accesso ai percorsi di accellerazione che si tengono nel periodo tra luglio e novembre di quest’anno. Ulteriori vantaggi i 4,5 milioni di euro che Telecom investirà in tre anni, una nuova piattaforma di crowdfunding per far conoscere le startup ad eventuali finanziatori, e l’inserimento nell’Albo veloce dei fornitori di Telecom, che già oggi conta 90 startup.[Continua]
Cerveteri l'etrusca. Palazzo del Esposizioni
Gli etruschi di Caere-Cerveteri nel IX secolo costruiscono le loro loro prime capanne di legno sul banco di Tufo modellato dal Fosso della Mola e dal Fosso del Manganello, due esigui torrenti. A partire dall’VII secolo a.C., solo dopo una lunga consuetudine con i Greci colonizzatori dell’Italia meridionale e i Punici dominatori del Mediterraneo, capiscono che la loro democrazia primitiva e tribale non gli avrebbe consentito di guardare l’orizzonte sul mare. Gruppi e famiglie più scaltre ed intraprendenti vedono allora la ricchezza, il futuro, il potere, negli scambi commerciali, nelle miniere di ferro e nella proprietà della terra: così fanno di sé stesse l’aristocrazia di cui della città ha bisogno. Pyrgi, il loro porto, incomincia dunque a brulicare di merci, vettovaglie, metalli e raffinati manufatti, in transito da e verso gli empori greci e cartaginesi del Mediterraneo. Caere allora non basta più e sui pianori più prossimi fioriscono città parallele che ogni cittadino va ad abitare solo quando la curva del tempo, ripiegando, si chiude su sé stessa e il corpo muore in un istante. Gli ottimati, consapevoli che il potere trae origine dall’imponenza del loro trapasso, costruiscono gli edifici di quelle città simili e migliori delle loro case da vivi e li impreziosiscono; per sottrazione di tufo imitano gli ambienti delle loro abitazioni, quando queste invece si costruivano per aggiunta di legno e mattoni.[Continua]