Un po’ di attenzione per i versi scritti, generalmente trascurati. La poesia è un genere letterario – a Roma, ma in verità un po’ dappertutto – tenuto in vita da poche manifestazioni di respiro internazionale che galleggiano dall’ipertrofico fondale dell’attività amatoriale. Il 12 febbraio nella cornice del Tempio di Adriano la Fondazione Roma organizza l’ottava edizione di Ritratti di Poesia, e le voci di rilievo, italiane e straniere, non mancano. Maria Grazia Calandrone, Valerio Magrelli, Elio Pecora e Lidia Riviello, dopo l’esperienza didattica in alcuni licei romani, risponderanno alle domande degli studenti. Si premieranno i vincitori di Ritratti di poesia.140 il concorso per poeti in stile twitter che riescono a stare nei 140 caratteri. Premi anche a Giampiero Neri e al poeta polacco candidato al Nobel, Adam Zagajewski. Presenti Mario Benedetti, Biancamaria Frabotta, Bianca Tarozzi, Yang Lian, Nguyen Chi-Trung, Mohammed El Amraoui, Santiago Elordi, Nathalie Riera, Anna Belozorovitch, Barbara Serdakowski, Marcia Teophilo. Temi e particolari su http://www.fondazioneroma.it/it/attivita/poesia.html. Resta da capire il perché per avere un po’ di poesia si debba aspettare che una fondazione nata per controllare una banca pubblica, allorché quella banca ha cessato di esistere, debba inventarsi qualcosa per far fruttare il patrimonio rimastole in dote, anche esso presumibilmente di origine pubblica, allo scopo di mantenere sé stessa e gli stipendi di chi l’amministra.[Continua]
Archivi per Febbraio 2014
Palazzo delle Esposizioni. Gilgamesh e il gusto del libro
Il libro cartaceo potrebbe avere ancora un futuro. Ne è una dimostrazione Gilgamesh, l’epopea del re di Uruk, dedicato al mito sumero di Gilgamesh, il più antico racconto scritto che si conosca, testo di Alessandra Grimaldi, illustrazioni a china e acquerello di Laurie Elie e Forough Raihani ed audiolibro con la voce dell’attore Francesco Pannofino; ora anche in mostra al Palazzo delle Esposizioni fino al 9 febbraio 2014, con tavole, bozzetti, foto sulla lavorazione e addirittura gadget ispirati alla storia. In altre parole il libro di carta che conserva l’identità materiale e resiste alla svaporazione elettronica grazie alla sua trasformazione in evento, perno di una performance tentacolare che espande le sue suggestioni narrative oltre la lettura solitaria. Il libro stampato è un medium che ha avuto secoli a disposizione per conquistarsi lo statuto di oggetto, prescindendo dalle parole che contiene e dai concetti che veicola. Esiste un gusto del libro, la soddisfazione del prenderlo in mano, sfogliarlo, il godimento feticista di toccarlo e guardare le figure. Amplificare, socializzare questi aspetti può salvarlo dalla invasione di frasi in riga su uno schermo più o meno luminoso. http://www.palazzoesposizioni.it/categorie/mostra-gilgamesh. Mostra ad ingresso libero inaugarata nell’ambito di Più libri più liberi 2013.[Continua]
Res gestae divi Augusti – Post scriptum
Cupo terrore e angoscia; e malattia febbre prostrazione, spente infine da un sonno estenuante. In queste il mio destino, e nel nome che il venerato padre Cesare mi ha concesso quando ha posato i suoi occhi su di me. Egli ha tessuto così la rete, costringendo tutti in un circolo fatale, amici e nemici, assassini e vendicatori; un bocciolo di nebbia dove, annidato, ho potuto non soccombere. E tutti nel tempo si sono immolati per me perché la mia paralisi, il mio terrore, la mia fragile esistenza richiedevano il sacrificio di tutti. A Modena la paura cieca mi spinse nel campo già violentato di Antonio per uccidere il console Irzio, mio stesso alleato; insieme a Pansa, già ferito mortalmente nelle paludi, vivo e vittorioso si ergeva quale ostacolo alla mia ascesa. Valore e coraggio di amici e alleati hanno sempre trovato un sacro limite nel mio destino. A Filippi, Antonio, dopo astuti e lunghi preparativi, sferzava le milizie di Cassio e ne conquistava le posizioni; ma io, a presidio del nostro campo comune, udito appena il grido di battaglia dei soldati di Bruto sul punto di travolgere le mie legioni, riuscendo a vedere solo l’aria che respiravo, da solo sono fuggito nella palude; narici ostruite di acqua putrida e viso offeso dal canneto, ho rivisto il mondo solo tra le schiere vittoriose del mio collega, al sicuro. La distruzione dei cesaricidi fu una compiuta opera di Antonio, unico suo vero compagno ed erede nell’arte militare.[Continua]