Roma, ad uno sguardo veloce, almeno in centro è una città in parte rinascimentale, in parte cospicua barocca, dal medioevo obliterato, con le antiche rovine che dominano alcune zone e che affiorano, qualche volta impercettibili, dappertutto. Allargando lo sguardo oltre i Fori e Campo Marzio predomina l’architettura ottocentesca, soprattutto postunitaria. Per questo la mostra di disegni architettonici settecenteschi al Museo di Roma può avere l’effetto di un ingrandimento fotografico in grado di offrire particolari altrimenti non apprezzabili. In gran parte provenienti dalla collezione di Antonio Muñoz, l’uomo che negli anni ’30 contribuì a fondare il museo, le opere grafiche presentano qualche grande committenza ecclesiastica, come la nuova facciata per San Giovanni in Laterano del 1732 con la quale Alessandro Galilei cambia il volto della prima basilica cristiana; e ancora la basilica di San Paolo fuori le mura, Fontana di Trevi, i prospetti per i Santi Apostoli e la facciata posteriore di Palazzo Farnese. Ma il grosso degli schizzi e dei disegni progettuali sono realizzati con cura dagli architetti per illustrare e convincere danarosi e nobili privati a finanziare la costruzione di edifici abitativi, fontane e altari. Oltre a nomi conosciuti quali Ferdinando Fuga, Nicola Salvi, architetti di mestiere come Andrea Francesco Nicoletti, Girolamo Toma.[Continua]
Archivi per Gennaio 2014
La Colonna Traiana in mostra
Esattamente 1900 anni per la Colonna di Traiano. Inaugurata nel 113 d.C., sembra aver posto non pochi problemi agli ingegneri romani e all’anonimo(i) scultore(i); 17 blocchi cilindrici di marmo greco o lunense, 3 metri e 83 di diametro, un metro e 53 di spessore, ciascuno pesante decine di tonnellate, impilati con sacrificio non certo mitigato dalla necessità di ottenere un incastro accettabile, cavi come si presentavano al loro interno già prima del montaggio per accogliere i segmenti della scala a chiocciola, e data la spirale di bassorilievi già sbozzata sulla loro superficie esterna. Ma a sorprendere, in un contesto già così difficile, sono le nuove soluzioni, come la scelta di rendere variabile la larghezza del fregio da un minimo di 89 ad un massimo di 125 centimetri con l’aumentare della distanza dal suolo e dagli spettatori allo scopo di evitare l’effetto prospettico di restringimento progressivo dei riquadri; Oppure le scene disposte in maniera da conservare coerenza narrativa anche se lette da un solo lato, in verticale. Il risultato è un’invenzione mai vista prima, totalmente attribuibile ai romani, forse il più grande capolavoro della loro scultura, con esempi ispiratori nella pittura e nei fregi degli archi trionfali certo, e ciononostante il primo esempio di colonna istoriata con un fregio continuo a spirale. Avvolto 23 volte per 200 metri complessivi, contiene il dettagliato resoconto, in fotogrammi successivi, delle due vittoriose campagne condotte dall’imperatore Traiano contro i Daci nei primi dieci anni del II secolo d.C.[Continua]
La storia dell'uomo carbone
Al teatro Kopò da oggi fino a domenica L’uomo carbone, una vicenda di umanità marginale in un coraggioso teatro di periferia. Un meritorio progetto, segnalato dalla Presidenza della Repubblica, che il Teatro sociale di Pescara porta in giro per raccontare, attraverso le vicende di due immigrati abbruzzesi, la tragedia dei 136 minatori italiani rimasti sepolti per sempre nella miniera belga di Marcinelle un giorno del 1956. De Gasperi aveva offerto manodopera meridionale senza diritti e senza pretese al governo belga che, dopo la mattanza al fronte, era rimasto corto di minatori; in cambio otteneva il carbone per alimentare l’economia italiana postbellica. L’accordo uomo-carbone appunto, 200 kili di materiale nero al giorno per ogni lavoratore inviato, un patto evidentemente tutto a vantaggio dell’economia belga, frutto della precario prestigio dell’Italia dopo la sconfitta. Gli immigrati, moltissimi abruzzesi, comunque pieni di speranza, obbedendo alla fame e alla ragion di Stato, con casco, piccozza e lampada scendono in miniere prive delle minime norme di sicurezza, fino a quando, la mattina dell’8 agosto, un incidente agli impianti di risalita provoca un incendio che chiude loro ogni possibilità di fuga, soffocandoli quasi tutti in un sarcofago di fumo e di calore. Senza dubbio uno di quei momenti in cui la finzione ipocrita del potere appare autentica come la felicità degli uomini di offrirsi ad esso in sacrificio. [Continua]
Il linguaggio dell'uomo. Festival della Scienza 2014
Alla nona edizione del Festival della Scienza, dal 23 al 26 gennaio 2013, tutto quanto si sa del linguaggio, proprio quello fatto di parole frasi e discorsi, è al centro di dibattiti, proiezioni di film e documentari, mostre, spettacoli e lectio magistralis con linguisti come David Pesetsky e Lawrence Solan, filosofi come Stefano Catucci e Nicla Vassallo, artisti come Armin Linke, scienziati che si sono interessati al linguaggio e alle sue implicazioni organiche, psicologiche, sociologiche e computazionali, come Stuart Shieber e Jesse Snedeker. E poi Noam Chomsky, colui che ha cambiato radicalmente il modo di affrontare lo studio delle lingue umane e che negli anni cinquanta sentì il bisogno di rinforzare l’approccio scientifico, inventare apposta quasi una matematica per analizzare la più caratterizzante tra le capacità dell’uomo, da allora in poi considerandola tale e quale un organo impiantato nel nostro corpo, alla stregua del diaframma per la respirazione, dello stomaco per la digestione, del cuore per la circolazione sanguigna. Qualcosa che abbiamo tutti in quanto appartenenti alla specie, qualcosa di innato e non di semplicemente derivato culturalmente dalla consuetudine e dalla necessità di vivere in società; semmai considerando quest’ultima il campo nel quale, partendo dalle restrizioni normative comuni, si esercitano le differenze geografiche, le capacità personali, le attitudini estetiche, insomma l’inifinita creatività dei popoli e degli individui.[Continua]
Enelcontemporanea 2013
A partire dal 2007 Enel e il Macro in collaborazione chiamano artisti contemporanei di fama internazionale ad esporre un opera inedita. dopo il clamoroso successo di visite al Big Bambù di Mike e Doug Starn – una sorta di enorme cattedrale fatta di canne di bambù, ispezionabile scalabile e modificabile dai visitatori, ormai caratterizzante lo skyline di Testaccio più del tradizionale gazometro – quest’anno il compito di realizzare un’opera che i visitatori, in special modo i bambini, possano esplorare, percorrere ed utilizzare come una giostra, è stato affidato alla giapponese Toshiko Horiuchi MacAdam. Messasi di buona lena all’uncinetto, l’artista, con un passato di designer nel tessile d’arredamento, ha creato un reticolo tridimensionale di coloratissime trame e lo ha appeso al soffitto del museo di via Nizza; un nuovo episodio del recente verbo pubblicitario di Enel che le fatiche ludiche investite dalle persone per interagire con l’opera d’arte le vorrebbe gioiose, pulite e capaci di farci percepire in un’altra veste l’energia impalbabile che la multinazionale produce e distribuisce, in controtendenza rispetto a quella apocalittica degli ultimi decenni, associata al consumo di risorse e all’inquinamento del pianeta. http://www.museomacro.org/it/enel-contemporanea-2013-toshiko-horiuchi-macadam-harmonic-motion-rete-dei-draghi